L’ECONOMISTA GESUITA GIRAUD: MORTA L’EUROPA SE NE FA UN’ALTRA, ANZI DUE

L’ECONOMISTA GESUITA GIRAUD: MORTA L’EUROPA SE NE FA UN’ALTRA, ANZI DUE

«In caso di Brexit c’è una notizia buona e una cattiva. La cattiva è che la Germania si rafforza e diventa l’unica potenza al comando in Europa. Quella buona più che altro è una speranza: Italia, Francia, Spagna e Irlanda potrebbero iniziare chiedersi se convenga rimanere…». Non si direbbe, ma chi parla è un europeista convinto, anche se difficilmente etichettabile. Gaël Giraud ha alle spalle una brillante carriera come consulente di banche d’investimento parigine, mentre oggi concilia due vite: quella di chief economist dell’Agence française de développement e quella di prete gesuita.
Nemico della finanziarizzazione dell’economia, ma contrario alla demonizzazione della finanza, quando non dice messa siede al tavolo di Francois Hollande e lo turba con le sue teorie rivoluzionarie che si possono ritrovare nel libro Transizione Ecologica, scovato in Francia dalla casa editrice dei missionari italiani (EMI).

Professor Giraud, si può davvero essere europeisti e augurarsi la Brexit?

Prima bisogna capire che il progetto europeo, nato sulle ceneri della Seconda guerra mondiale, è stato completamente tradito. Dagli anni Ottanta si è scelto di imboccare la strada senza ritorno della finanziarizzazione della società, compiutasi nel 1992 con il Trattato di Maastricht. Il risultato? La mobilità dei capitali è diventata prioritaria su quella delle persone.
Il disegno originario va ripensato perché l’Europa odierna è destinata a distruggere le economie del Sud e a riaccendere l’odio tra i popoli. Se la Brexit è l’occasione giusta, ben venga. (segue)

IL CAPITALISMO È ARRIVATO AL SACCHEGGIO: LA GERMANIA ALL’ASSALTO DEL FMI

IL CAPITALISMO È ARRIVATO AL SACCHEGGIO: LA GERMANIA ALL’ASSALTO DEL FMI

Paul Craig Roberts, ex assistente segretario del tesoro USA e Associate Editor del Wall Street Journal, scrive unarticolo di denuncia sul trattamento riservato alla Grecia dalla Germania e dalle istituzioni europee. Con la complicità del governo-fantoccio di Syriza, la Grecia viene saccheggiata e la sua popolazione depredata dei propri diritti e conquiste sociali per poter garantire i profitti dei “creditori”. L’UE e il FMI sono ormai diventati dei semplici strumenti di saccheggio nelle mani dei ricchissimi del pianeta, mentre la loro azione viene Orwellianamentepropagandata come “salvataggio” 

Essendo riusciti ad usare l’UE per conquistare il popolo Greco, trasformando il governo “di sinistra” di Syriza in un fantoccio delle banche tedesche, la Germania si ritrova ora il FMI a intralciare il suo piano per saccheggiare la Grecia fino alla sua scomparsa.

Le regole del FMI impediscono a questa organizzazione di prestare soldi a paesi che non siano in grado di restituirli. IL FMI ha quindi concluso, sulla base di dati e analisi, che la Grecia non è in grado di restituire i soldi presi in prestito. Quindi, il FMI non è disposto a prestare alla Grecia i soldi che le servono per ripagare le banche private creditrici.

Il FMI sostiene che i creditori della Grecia, molti dei quali non sono nemmeno i creditori originali ma semplicemente avvoltoi che hanno acquistato il debito greco a prezzo di saldo nella speranza di specularci, devono tagliare parte del debito in modo da riportarlo a un ammontare che sia sostenibile da parte dell’economia greca.

Le banche non vogliono che la Grecia sia in grado di ripagare il suo debito, perché intendono invece usare l’incapacità della Grecia di ripagare per saccheggiarla dei suoi asset e delle sue risorse e per distruggere la rete di protezione sociale costruita durante il ventesimo secolo. Il neoliberismo intende ristabilire il feudalesimo – pochi baroni e molti servi della gleba: l’1 per cento contro il 99 per cento.(segue)

Cooperazione internazionale e Filantrocapitalismo: Il tocco “soft” dell’imperialismo

Cooperazione internazionale e Filantrocapitalismo: Il tocco “soft” dell’imperialismo

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Per comprendere il ruolo crescente della filantropia privata nella cooperazione internazionale allo sviluppo è indiscutibilmente necessario prendere coscienza di cosa sia questa branchia presuntivamente umanitaria delle relazioni internazionali. Il cambio di governanceglobale in atto nel mondo dell’international development aid ci ricorda quei processi di “aziendalizzazione” che hanno investito in pratica ogni ramo delle politiche pubbliche negli ultimi decenni. Nel processo di ridefinizione e ridimensionamento delle funzioni statali, non poteva restare immutata la delega che il capitale accordava un tempo agli Stati-Nazione in materia di politiche imperialiste, anche le piùsoft. Oggi, nell’epoca di massima concentrazione monopolistica, i grandi conglomerati di capitali acquistano un nuovo protagonismo anche sul piano umanitario: possono ora fare a meno della mediazione degli stati e promuovere in prima persona la loro idea di corporate globalisation. Ciò non significa ovviamente che il ruolo degli stati si è definitivamente concluso, quanto piuttosto che si è esaurita l’illusoria speranza socialdemocratica dello stato posto a mediazione tra capitale e lavoro, anche su scala internazionale. Per cogliere appieno questa tendenza occorre però spogliarsi di varie illusioni romantiche che avvolgono il mondo della cooperazione. Senza alcun intento demonizzante e convinti della buona fede di alcune istituzioni e moltissimi lavoratori del settore, cercheremo di decostruire l’immaginario salvifico con dati e fonti insospettabili. (segue)

La saga dei Clintons (II):Bill, i New Dem, Wall Street e le premesse della crisi.

La saga dei Clintons (II):Bill, i New Dem, Wall Street e le premesse della crisi.

Hillary Clinton  in difficoltà ricorre al marito,  certo più amato di lei dall’opinione pubbblica. Se riuscirà a tornare alla Casa Bianca,  Bill non farà ilfirst husband, ma avrà l’incarico di “rilanciare l’economia”.  Lo ha annunciato pochi giorni  fa lei stessa che, già consorte del primo presidente Usa ad aver ‘regnato’ per due mandati consecutivi, potrebbe conquistare un nuovo primato:  la prima coppia di presidenti alla CasaBianca.

Ma che rilancio economico-sociale produrrebbe Mr.Clinton?I liberal americani sono molto scettici.
 

L’EREDITA DI BILL. “Rendere l’America di nuovo grande” è lo slogan che rimbalza negli Usa  galvanizzati dalla prossima sfida elettorale. Mentre i Rep predicano la resurrezione delle politiche di Reagan, per i Dem il messaggionon è diverso, solo più sottile, leggiamo in un post  diCounterpunch   dedicato alla ‘dubbia eredità economica’ di Bill.


“Bill Clinton negli anni ’90 ha creato un numero record di posti di lavoro record, i redditi crescevano, la crisi della Sanità è stata contenuta, gli Usa hanno lanciato una ‘new economy’ di prosperità che continuerà nel 21° secolo. George W Bush ha rovesciato questo percorso virtuoso, dobbiamo solo tornare al ‘sentiero di Clinton’.” Questi i luoghi comuni, rilanciati oggi dai Dem. (segue)

“Sono Soldi Miei, Decido Io”. La Boldrini Usa Così Le Tasse Degli Italiani

“Sono Soldi Miei, Decido Io”. La Boldrini Usa Così Le Tasse Degli Italiani

Quando il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha spiegato che i vitalizi dei parlamentari sono finanziariamente insostenibili, ha scoperto l’acqua calda, quel che da mesi è stato rivelato a tutti da una inchiesta di Liberosul clamoroso divario fra contributi versati e assegni riscossi dagli ex deputati e senatori. Ma l’acqua calda evidentemente brucia, vista la reazione piccata del presidente della Camera Laura Boldrini, che ha affidato la risposta a un comunicato stampa: “È infine utile ricordare che gli oneri derivanti sia dal nuovo sistema contributivo, che dal sistema deivitalizi in vigore in precedenza, gravano interamente ed esclusivamente sui bilanci interni di Camera e Senato, e non dell’Inps”.

Raramente si è vista una reazione più sprezzante verso le tasse degli italiani: quei bilanci di Camera e Senato vengono alimentati esclusivamente dai contribuenti, che versano obbligatoriamente il dovuto all’erario che poi trasferisce ogni anno circa 1,8 miliardi di euro degli italiani ai palazzi della politica. Ora che sia l’Inps a gettare dalla finestra i loro soldi o che questo sia lo sport più praticato da Camera e Senato, evidentemente per i contribuenti italiani non fa gran differenza. (segue)

Surplus tedesco sotto accusa al vertice dei grandi in Giappone

Surplus tedesco sotto accusa al vertice dei grandi in Giappone

FRANCOFORTE – Per i tedeschi è un fiore all’occhiello e il frutto della super-competitività della loro industria. Per il resto del mondo, è un freno alla crescita mondiale e il risultato di un eccesso di risparmio e di una carenza di investimenti. Il surplus delle partite correnti della Germania, che nel 2015 ha raggiunto l’8,5% del prodotto interno lordo dopo il 7,4% del 2014, non dà segno di calare all’inizio del 2016. Anzi, l’attivo commerciale, che ne rappresenta di gran lunga la componente più importante, ha segnato un nuovo record nel mese di marzo. Persino il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ammette che a questi livelli «è sicuramente non sostenibile», anche se spiega il recente aumento soprattutto con la svalutazione dell’euro, che ha favorito l’export, e il forte calo del prezzo del petrolio, che ha ridotto la bolletta delle importazioni.(segue)

BOLDRINI SI CONGRATULA CON CALENDA: I DEPUTATI POTRANNO VISIONARE DOCUMENTI TTIP MA CON “ALCUNI LIMITI”!!!

BOLDRINI SI CONGRATULA CON CALENDA: I DEPUTATI POTRANNO VISIONARE DOCUMENTI TTIP MA CON “ALCUNI LIMITI”!!!

Ho ricevuto poco fa una lettera dal neo ministro Calenda, che dice che dal 30 maggio attiverà la reading room presso il suo ministero sul Ttip”, ossia sui contenuti dei negoziati in corso tra l’Unione europea e gli Stati Uniti per quanto riguarda il trattato commerciale di libero scambio. Lo annuncia la presidente della Camera, Laura Boldrini, nel suo intervento di apertura del convegno “Reti per la democrazia – Nuove forme di partecipazione e attivismo digitale”.

Mi sembra una buona notizia. I deputati avranno alcuni limiti – sottolinea – ma la consultazione ci sarà“.( askanews).

Questa notizia, battuta oggi dall’agenzia Askanews, la dice lunga sulla democraticità della lunga trattativa sul Trattato Transatlantico che da ormai qualche anno vede esponenti europei ed americani delegati a definirne i contenuti.

Il ministro Calenda, delegato per il nostro governo, aprirà una “stanza di lettura” della documentazione finora creata per la visione da parte dei parlamentari, ma con alcuni limiti. Quali, non è dato sapere. Alcuni documenti saranno secretati e quindi esclusi dalla visione? Magari quelli sul molto controverso aspetto delle tutele per la salute riguardo alla lavorazione degli alimenti, all’uso degli ormoni o degli OGM (ambedue leciti ed utilizzati negli USA) o il trattamento delle carni? Quell’aspetto che ha fatto dichiarare a Jorgo Riss, direttore di Greenpeace per l’Unione europea, dopo aver visionato i c.d. Ttip-leaks: “Questi documenti trapelati ci consentono uno sguardo senza precedenti sull’ampiezza delle richieste americane, che vogliono che l’Ue abbassi o aggiri le sue tutele dell’ambiente e della salute pubblica nell’ambito del Ttip“. e che, come citato dal Guardian, “la posizione europea è brutta, ma quella americana è terribile” e “si sta spianando la strada a una gara al ribasso negli standard ambientali, della salute e della tutela dei consumatori”? (segue)

La lotta di classe tra capitale e lavoro: perché Parigi è la partita decisiva.

La lotta di classe tra capitale e lavoro: perché Parigi è la partita decisiva.

di Lidia Undiemi

Mi batto da anni per porre all’attenzione dell’opinione pubblica come dietro all’attuale scontro fra Stati e mercati (ben rappresentati dalla Troika) si cela un pesante attacco del capitale al lavoro, che deve necessariamente passare per un indebolimento delle democrazie nazionali. Non è un caso, infatti, che le principali riforme richieste dai mercati, mediati dalla Troika, abbiano riguardato i diritti dei lavoratori, gravemente compromessi nei paesi dell’eurozona in cambio di ‘aiuti’ finanziari.
Per quanto riguarda l’Italia, non c’è nemmeno stato bisogno del commissariamento formale, è bastata la ormai famosa lettera del 5 agosto 2011 che il presidente della Bce, all’epoca dei fatti Jean-Claude Trichet, inviò al governo Berlusconi per dare il colpo di grazia al potere contrattuale dei lavoratori. Il documento conteneva la richiesta di interventi urgenti in materia di revisione delle regole sui licenziamenti, di razionalizzazione del sistema pensionistico, taglio dei salari e altro ancora. Noi li abbiamo accontentati.
Sino ad ora, i mercati hanno avuto vita facile nel dettare l’agenda politica nei paesi ‘deboli’. Ma la Francia è un’altra cosa, la storia insegna. L’imperativo europeo ‘facilitare i licenziamenti e abbassare i salari’ sta trovando una seria opposizione nei francesi, che hanno ben capito qual è la posta in gioco del ‘Ce lo chiede l’Europa‘. (segue)